La culla degli ominidi

regione-ominidi-Etiopia-264x300     Il luogo dove gli ominidi hanno avuto origine, si sono evoluti e hanno vissuto più a lungo, circa sei milioni di anni, è l’Africa orientale, soprattutto l’Etiopia. Qui, a nord della linea dei grandi laghi Malawi, Tanganika, Vittoria, Kivu, Edoardo, Alberto, Turkana, si sono concentrate le ricerche di fossili di ominidi negli ultimi decenni. Una di queste ricerche, i cui risultati sono stati comunicati nel 2009, ha portato al recupero nella Valle dell’Awash del più antico scheletro fossile di ominide: Ardi, appartenente al genere Ardipithecus ramidus.

La fossilizzazione in ambiente terrestre, dove prevale l’erosione, è un processo rarissimo ma evidentemente in questa regione della Terra si sono verificate le condizioni necessarie per farlo avvenire: la presenza delle strutture scheletriche, la rapida copertura del corpo ad opera dei sedimenti e l’ambiente che ha favorito la sostituzione della materia organica con sostanze minerali e la successiva conservazione. Anche il genere Homo ha avuto origine qui, lungo la grande Rift Valley caratterizzata da vulcani, terremoti e laghi. I sedimenti lacustri sono senza dubbio quelli più favorevoli alla conservazione dei resti di organismi morti ma, il caso di Pompei ce lo insegna, anche i prodotti delle eruzioni vulcaniche, ceneri, pomici, lapilli, sono adatti a questo scopo.

Ardi ha un’età di circa 4,4 milioni di anni ed è lo scheletro di un adulto femmina, come lo è la più famosa Lucy, che però ha circa 3,3 milioni di anni. Nella stessa regione è stato recuperato anche un cranio umano completo: Herto, con un’età compresa tra i 160.000 e i 155.000 anni. Si tratta dei resti del più antico Homo sapiens, molto simile a noi mentre la distanza evolutiva e temporale da Ardi è notevole. Il ritrovamento di Ardi ha permesso ai paleontologi di immaginare l’evoluzione umana in tre stadi: l’ Ardipithecus, parzialmente bipede, adattato a vivere in un ambiente forestale; l’Australopithecus, del tutto bipede, adattato a vivere bene anche fuori dalla foresta; l’ Homo, che al bipedismo aggiunge un cervello grande, denti e mascella ridotti, l’uso di strumenti, la diffusione su un areale sempre più vasto e in ambienti diversi.

Tutte le parti ossee recuperate di Ardi consentono ai paleontologi di pensare ad un primate molto primitivo che, secondo alcuni, farebbe parte della stessa linea evolutiva che ha portato all’ Australopithecus. Secondo altri, questo è molto improbabile ed è un azzardo affermarlo data l’esiguità dei resti fossili e l’arco temporale enorme di oltre 4 milioni di anni.

L’affascinante ricerca delle origini umane continua e purtroppo non avrà mai certezze assolute.

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