Nazca – Sudamerica: uno scontro titanico

nazca-sudamerica     La prima è una placca interamente oceanica che è ricoperta dalla parte sud orientale dell’oceano Pacifico. La seconda è una placca di maggiori dimensioni per metà circa continentale e per l’altra metà oceanica, infatti occupa tutto il Sudamerica e una parte dell’oceano Atlantico fino alla dorsale medio-atlantica. Il margine tra queste due placche è distruttivo o convergente o di compressione perché la placca di Nazca, più densa è in subduzione (inabissamento) lenta ma inesorabile sotto quella Sudamericana. Proprio questi scontri e la conseguente subduzione, che avviene con un piano di immersione (piano di Benioff) che forma un angolo di circa 45° con quello della superficie, sono i responsabili della formazione della Cordigliera delle Ande e dei frequenti terremoti e numerosi vulcani presenti in quell’area geografica. La teoria della tettonica delle placche fu formulata negli anni 60 del 1900, per merito di vari studiosi (ad esempio Harry Hammond Hess (1906-1969) con la sua teoria dell’accrescimento dei fondali oceanici) che ripresero e completarono la teoria della deriva dei continenti proposta nel 1915 da Alfred Wegener (1880-1930).

Il devastante terremoto, magnitudo 8,8 della scala Richter,  che ha colpito la costa cilena nei giorni scorsi rientra in questo fenomeno che perdura con “normalità” da milioni di anni. Si tratta del settimo più forte scuotimento nella storia sismica del pianeta. I danni e i lutti causati dal terremoto sono stati aggravati dallo tsunami che è stato prodotto dalla scossa principale nel Pacifico e che si è abbattuto sulla costa senza che la popolazione venisse adeguatamente informata e messa in allarme, per colpa, sembra, della Marina cilena. L’ipocentro, per fortuna della popolazione, è stato nell’oceano Pacifico a 35 km di profondità e a circa 113 km dalla costa e questo ha in parte attenuato i danni (se così si può dire) nelle zone abitate. Le scosse secondarie continuano tuttora, a centinaia e continueranno per mesi. Per quanto riguarda l’energia sprigionata, si parla di un valore 15.000 o 20.000 volte maggiore di quella che si è avuta con il terremoto dell’Aquila perché ad ogni aumento di 1 grado di magnitudo corrisponde un aumento di energia di circa 32 volte. Del resto Nazca e Sudamerica si avvicinano ad una velocità di circa 7 cm l’anno, in grado di accumulare una notevole quantità di energia in poco tempo. Per il nostro pianeta questa è la zona dei record, già nel 1960 c’è stato il più forte terremoto mai registrato: 9,5 della scala Richter. Anche il sisma che ha colpito Haiti circa un mese fa con centinaia di migliaia di morti rientra in questi sconvolgimenti tettonici ma non ha alcun collegamento diretto con quello del Cile. Oltre alla scala Richter, per i terremoti si utilizza anche la scala Mercalli, cosa le differenzia?

La scala Richter misura la magnitudo, con valori che vanno da zero a poco più di 9 anche se non esiste un limite superiore, che è direttamente proporzionale all’energia liberata dal sisma. Si tratta di un scala logaritmica, in simboli M = log10 (A/A0). M indica la magnitudo, A0 è un’ampiezza standard, A è l’ampiezza massima delle onde sismiche registrate.

La scala Mercalli, Cancani, Sieberg invece misura l’intensità di un terremoto, è una scala empirica e descrittiva. Comprende 12 gradi e ad ognuno di essi corrisponde una descrizione delle conseguenze del sisma sulle persone e sulle cose. Il valore dell’intensità si ricava solo a posteriori, osservando e valutando gli effetti che il terremoto ha prodotto.

2 pensieri riguardo “Nazca – Sudamerica: uno scontro titanico”

    1. Grazie per l’attenzione e le belle parole. Tutto quello che metto in rete è utilizzabile liberamente, senza fini di lucro naturalmente.

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